Friday 22 March 2019

Storia della mia chiamata alla Famiglia Paolina


Non ci sono parole che possano spiegare la storia dell'azione soprannaturale di Dio in essere umano come me. Posso solo spiegare una parte di questa storia della mia vita di fraternità. Non ho sentito la voce di Dio che mi chiamava a seguirlo da vicino in una maniera fisica. Fu soltanto un'ispirazione nel profondo del mio cuore per essere con Gesù davanti al tabernacolo il più sovente possibile.


Non so come esprimere questo in parole, ma posso descrivere come questo sentimento è diventato una realtà. Forse può essere una chiamata come l'esperienza dei due Apostoli sulla loro strada di Emmaus. Può essere anche una chiamata come l'esperienza di San Matteo o di qualche altro apostolo quando Gesù l'ha chiamato per nome. Per scoprire questo mi ci sono voluti molti anni. E’ una chiamata unica, ma con due fasi come nella vita di Gesù:

Il periodo della vita in Galilea (cioè, essere un discepolo vivendo con Gesù) e il periodo di Gerusalemme (diventare un discepolo nella sofferenza con Gesù). Con l’impegno di essere un fratello per tutti quelli che hanno bisogno della fraternità. La Mia appartenenza infine mi guida a vivere il Mistero Pasquale di Gesù Cristo come suo discepolo vicino a Lui, e nell'esperienza qui sulla terra della gloria della sua trasfigurazione. Per pregustare questa gloria celeste qui sulla terra ho cominciato il mio cammino con i Fratelli della Famiglia Paolina il 6 luglio 1975.

All'inizio ho avuto soprattutto una formazione intellettuale e umana; studiando le lingue di inglese e hindi; componendo le pagine alla monotype per la stampa; imparando a vivere in comunità con gli altri fratelli, ecc.

Inoltre ho imparato come ottenere meriti per il paradiso con i miei esercizi di virtù e molte altre pratiche di pietà, facendo piccole cose con una motivazione soprannaturale. Così ho cercato di essere fedele ai miei doveri quotidiani con la massima cura. Questi atti mi hanno guidato a una sorta di scrupolosità per far piacere a Dio e ai miei superiori, come la puntualità, l'osservazione del silenzio a cominciare dalla preghiera della sera fino al tempo della colazione, lo studio, il lavoro, la pratica della povertà, ecc.

Dopo avere completato due anni di Aspirantato, sono entrato nel periodo del Postulato. Durante questo periodo della mia formazione avevo l'abitudine di immaginare con curiosità la vita del Noviziato. Lo consideravo come se fosse il paradiso della vita religiosa sulla terra e desideravo da tempo di potervi entrare. Quando entrai nel noviziato nel 1978 mi insegnarono come esercitare la mia mente con pensieri spirituali, facendo la volontà di Dio in ogni cosa, vivendo la vita in vista dalla vita dopo la morte. Cominciai a mettere in pratica tutto quello che avevo imparato in classe; le costituzioni, la dottrina dei voti, la liturgia, ecc.

Durante tutto il mio noviziato fui separato del mondo esterno: nessun giornale, nessuna corrispondenza, nessuna telefonata e così via. Non c'era la possibilità di contatti con i miei famigliari, che mi mancavano molto, ma li raccomandavo a Dio continuamente nelle mie preghiere.

I miei due fratelli e una sorella e i miei genitori, che vivevano con me nel sud dell'India, dove nacqui come primogenito, collaborarono con me e mi aiutarono ad essere fedele alla chiamata che avevo ricevuto. Anche loro mi mostrarono che la cosa più importante nella mia vita era la relazione o l’unione con Dio nella preghiera. Essendo un chierichetto nella chiesa del mio villaggio, durante la mia l'infanzia, quando vivevo con loro, mi piaceva guidare le preghiere della sera. Queste attività della mia prima infanzia mi aiutò ad entrare nell'oasi della meditazione e della preghiera durante il mio noviziato.

Inoltre, la mia formazione continuò attraverso una devota santa persona, che era il mio direttore spirituale, il quale mi aiutò a rispondere alla chiamata di Dio. Queste pratiche mi aiutarono a consacrarmi al Signore, il 30 giugno 1979.

Ho sperimentato la gioia e la pace quando mi consacrai al Signore ed entrai nel gruppo degli Juniors nella città di Allahâbâd, nel nord dell'India. Durante i miei sei anni di juniorato ho vissuto in tre città. Allahâbâd, Mumbai e Bangalore. Imparai molte cose, che rafforzarono la mia vita consacrata, nella pratica delle virtù. Trovai una profonda gioia nell'unione con il Signore abbandonandomi alla Sua santa volontà.

Poiché avevo deciso di consacrarmi totalmente al Signore per tutta la mia vita, preparai il mio cuore per essere toccato dall'amore misericordioso di Dio con una lunga settimana di esercizi spirituali. Mi aiutarono a fare morire in me l’uomo vecchio mortificando la mentalità mondana e permettere allo Spirito del Signore di purificare il mio essere: la mia mente, la mia volontà e il mio cuore. Il Signore mi preparò a rimettere le mie debolezze in Lui, affinché Egli potesse rafforzare le mie facoltà umane. Rimettendo il mio ego, l'orgoglio e ogni genere di attaccamento, a Gesù, Egli mi liberò dalla paura di camminare con Lui sulla via regale della croce. Egli esercitò la mia volontà per diventare distaccato dalle creature e per rispondere al suo amore con atti di carità. Con cuore profondo, purificato e leggero dissi il mio “sì” al Signore per sempre nel giorno solenne del 15 agosto 1985.

Dopodiché per i seguenti 19 anni della mia vita consacrata imparai molte altre cose, a riguardo della mia vita come fratello paolino. Io optai per il corso di tre anni di studi religiosi e imparai come la vita
umana può essere distrutta in due modi: la povertà esterna e il vuoto interiore. Il primo modo, con la mancanza delle necessità basilari della vita umana; l'altro, con il sovraccarico delle ricchezze, la mancanza di pace interiore, volontà e cuore.

Il Signore mi ispirò a fare qualcosa per superare queste mancanze in quella zona della città in cui vivevo e io risposi a Lui con un impegno. In tutti questi tre anni della mia presenza il questo centro di studi di Vidya Deep in Bengalûru ho potuto impegnarmi con un gruppo di Fratelli e visitai le baracche di un quartiere della città. Abbiamo offerto sostegno morale e educazione di base ai
bambini poveri per sollevare il loro tenore di vita per una vita decente.
Oltre a queste attività sociali ho imparato di più a riguardo dei valori umani e cristiani per esempio come essere un fratello per la persona che siede accanto a me; come accettare l'altro come lui o lei è; come essere una persona attenta e compassionevole ecc.

Tra le tante cose che ho imparato, quella che amo di più è "essere un fratello" più che "diventare un fratello". Sono arrivato a capire nella mia lunga esperienza che il termine "Fratello" simboleggia un "amore altruistico". Quindi dove c’è fraternità c'è amore e dove c'è amore per l’altro c'è la fraternità. Questo mi ricorda un incidente che capitò in una comunità dei fratelli di Saint Patrick.

Un vescovo fu invitato a presiedere alla messa inaugurale di un’incontro dei fratelli religiosi che si teneva in una delle città nel sud dell'India. Durante la cerimonia inaugurale dopo la Messa, un ragazzino della loro scuola che aveva un'esperienza dello stile di vita dei Fratelli, si avvicinò al vescovo e gli fece una domanda innocente: "monsignore, quando diventerai fratello?”. Sembrerebbe una domanda ridicola, ma a ben riflettere troveremo il senso di essere un fratello o diventare un fratello. Perciò mi invita fortemente a vivere una vita integrata salendo la scala della Fratellanza, gradino per gradino: dalla Fratellanza Universale alla fratellanza umana; dalla fratellanza umana alla fraternità cristiana; dalla fraternità cristiana alla fraternità religiosa e infine dalla fraternità religiosa alla fraternità Paolina.


La fraternità Paolina che devo assimilare consiste nella "libertà da" e "libertà per". È prima di tutto essere libero dalla mia propria schiavitù del peccato in modo da liberare coloro che sono schiavi dei loro peccati, come dice san Paolo: "fratelli, voi siete stati chiamati alla libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell'amore servite gli uni gli altri; (Gal 5; 13)

Ciò richiama fortemente a una fraternità Cristocentrica che mi chiede di accettare le sofferenze di questa vita. Cioè, cominciando dall’accettazione delle mie sofferenze quotidiane per seguire e amare i miei fratelli sulla croce della vita comunitaria. Nella vita di Gesù la croce fu il mezzo per la sua spoliazione. Se voglio fare esperienza della trasfigurazione e della resurrezione mi devo configurare a Gesù con i tre chiodi dell’umiltà, del distacco e della carità sulla croce della mia vita comunitaria. Se sono fedele a questo impegno integrale, sono certo che sperimenterò la trasfigurazione, nella mia vita comunitaria, come dice San Pietro: "Signore, è bene per noi stare qui. Se vuoi metterò tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia. "(Mt 17,4)
Ciò che devo fare è richiamare, ricominciare, rinnovare, rinforzare con determinazione la consacrazione a Gesù, che ho professato molti anni fa. Devo morire al mio orgoglio e alla tendenza egoistica della mondanità. Essere libero dai conflitti che mi legano alle cose mondane e non farmi dominare da esse. Essere caritatevole non solo con chi è caritatevole, ma con tutti, con le persone anziane, i disabili della comunità, ecc
Essendo umano, questo mio impegno mi causa molte difficolta. Certe volte trovo estremamente difficile lottare contro il mio ego e l’orgoglio, l'attaccamento a ogni genere di conforto che il mondo può offrire.
Questo egocentrismo mi allontana dalla croce che ho abbracciato. In questo momento di debolezza mi rivolgo a Gesù nella preghiera. Voglio mettere in pratica i tre momenti del nostro Beato Fondatore, Giacomo Alberione, che ha indicato nel suo libro "Donec Formetur Christus in Vobis": la Via della Purificazione, la Via dell'Illuminazione e Via dell'Unione con Dio.

Quando oriento la mia vita su Dio in questi tre passi di preghiera, nel silenzio del mio cuore, Dio mi purifica e mi libera da ogni genere di attaccamento. Penso che la mia vocazione consista nell'amare come Gesù ha amato. La mia fratellanza è una chiamata alla libertà. Si tratta di passare attraverso tre stadi: di annientamento con Gesù, di configurazione con Gesù e di trasfigurazione con Gesù a tal punto che posso osare di dire insieme a San Paolo "Sono stato crocifisso con Cristo. Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me. "

Tutti i quaranta esercizi spirituali e molte altre pratiche spirituali che ho praticato per tanti anni sono mezzi che mi hanno aiutato a salire al Calvario. Cosi mi impegno per salire il monte della fraternita Paolina e il Signore mi aiuta con consolazioni spirituali e con il centuplo qui sulla terra come promesso da Gesù.

Tra i tanti doni che il Signore mi ha offerto, vorrei ricordare un evento indimenticabile quello del mio venticinquesimo di professione (Giubileo d'argento) nel 2004.

Ho avuto la rara opportunità di unirmi a un gruppo di Sorelle e Fratelli Paolini, che celebravano il loro Giubileo presso il Santuario della Regina degli Apostoli e nel pellegrinaggio ad Alba e alla casa natale del nostro Fondatore.

Ora il Signore mi ha mandato a fare questo corso sul Carisma del Fondatore. Questo è un altro aspetto del centuplo: di fare esperienza dell’amore e della fraternità della Famiglia Paolina.

Inoltre il Signore mi nutre ogni giorno con la sua Parola e con l'Eucaristia per aiutarmi a vivere una fraternità Cristocentrica. È solo vivendo la fraternità che posso dare significato al mio vivere in Cristo nelle diverse culture del mondo, proprio come San Paolo fece nel primo secolo.

Perciò la fraternità Paolina a cui aspiro non è un semplice titolo, ma significa essere realmente un fratello per Gesù e per gli altri. Questo è il proposito: di appartenere a Dio e ai suoi figli dando e mettendo a disposizione tutto il mio essere, in particolare per la Famiglia Paolina, e in generale per tutti coloro quelli che sono nel bisogno.